Il 3 dicembre 1967 a Johannesburg, Sud Africa, il cardiochirurgo Christiaan Neethling Barnard esegue il primo trapianto di cuore da umano ad umano. Questo intervento è comunemente considerato una pietra miliare nella Storia della Medicina anche se il paziente trapiantato sopravvisse solo 18 giorni, morto per polmonite ed indebolito da una reazione di rigetto di organo.


Ovviamente il lavoro nel campo della trapiantologia e degli innesti di vene ed arterie ha dovuto progredire per tentativi nel campo della ricerca, impegnando decine di ricercatori di tutte le parti del mondi per tutto il novecento.

Tra costoro, ad Alexis Carrel venne riconosciuto il Nobel nel 1912 per i progressi nel settore delle tecniche di sutura.


Tra le varie ricerche che hanno permesso il progresso della trapiantologia va certamente ricordato il lavoro del russo Vladimir Demikhov.

Egli nel 1940, a ventiquattro anni, cercò di trapiantare cuori di un cane nella coscia e nel collo di altri cani con esito negativo: Demikhov comprese che l’unico distretto che poteva ospitare un cuore nuovo era il torace e dunque l’attività circolatoria andava sostenuta in maniera extracorporea per tutto l’intervento.


Finita la guerra, nel 1946, con una tecnica del tutto personale e senza l’assistenza di alcun bypass cardio-polmonare (ancora non era stato inventato) egli riuscì ad eseguire un intervento di trapianto cuore-polmone da un cane ad un altro. Barnard, che ebbe la fortuna di conoscere personalmente Demikhov durante il difficile periodo della Guerra Fredda, riconobbe il contributo di questo scienziato alla nascita della trapiantologia.

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