“Non vedo l’ora di tornare a tirare qualche calcio al pallone, ho tanta voglia di normalità”.

Gli organi donati dalla famiglia di un diciottenne morto in un incidente stradale.

Il cuore e i reni non funzionavano più. Così, di fronte agli alti rischi di morte per un ex calciatore professionista di quarantasette anni, il cardiochirurgo Francesco Musumeci e il chirurgo generale Giuseppe Maria Ettorre, non hanno esitato a sottoporlo a un doppio trapianto – sette ore di sala operatoria nell’ospedale San Camillo – dopo aver attivato la cosiddetta Emergenza nazionale per poter ricevere con urgenza i primi organi disponibili da un donatore compatibile. Non c’è stata tregua dovuta al coronavirus nell’attività dei trapianti, nonostante tanti posti letto in altri reparti del San Camillo siano stati sacrificati per ospitare malati di Sars Cov 2.

La vita di Amedeo, chiamiamolo così, dal 2017 a qualche giorno fa, è rimasta appesa ai farmaci – che gli hanno mantenuto a stento la funzione contrattile del cuore – e alla dialisi che ha rimpiazzato i reni gravemente compromessi. Ora, qualche giorno dopo il doppio trapianto, ad Amedeo sono stati tolti i tubi della respirazione assistita e lui, lasciata la Terapia intensiva ore fa, dal suo letto nel reparto della Cardiochirurgia, alza i pugni al cielo in segno di vittoria: “Grazie”, ripete ai due chirurghi e alle loro squadre, “non vedo l’ora di tornare a tirare qualche calcio al pallone, ho tanta voglia di normalità”.

La sua vita riprende grazie agli organi donati da un’altra vita che è finita: “Dopo tre anni e mezzo di calvario e sei mesi di ospedale non pensavo proprio di farcela, mi sembra ancora di vivere un miracolo”.

I quattro giorni di attesa dell’arrivo a Roma degli organi donati dalla famiglia di un diciottenne morto in un incidente stradale, sono stati stressanti: “Temevamo di non fare in tempo a operarlo”, spiega Musumeci, “ora il paziente ha già recuperato bene le funzioni degli organi che gli sono stati trapiantati”.

Una sola anestesia è bastata per i due interventi di innesto del cuore e del rene nuovi. Il trapianto di cuore ha richiesto quattro ore di lavoro sotto la lampada scialitica. Quello di rene, un’ora in meno. “Interventi così – commenta Ettorre – possono essere eseguiti se c’è un team affiatato: accanto a me, intorno al tavolo operatorio, c’erano Concetta Carriero e Giuseppe Iaria”.

“Il paziente tornerà a casa tra una quindicina di giorni”, prevede Musumeci. L’ex calciatore accenna un sorriso. Aveva i reni fuori uso ed era affetto da una una patologia che il gergo medico definisce “cardiomiopatia dilatativa: il cuore aveva un’attività contrattile pressoché inesistente a causa della consistente dilatazione dei due ventricoli. Non pompava più sangue come avrebbe dovuto, insomma.

Per di più, dal gennaio 2020, Amedeo era costretto sottoporsi a dialisi per insufficienza renale.
“Da quattro anni – racconta Musumeci – veniva seguito dal nostro centro Trapianti di cuore”. Sei mesi fa il ricovero “per garantire, con i farmaci, una funzione contrattile del cuore in grado di tenerlo in vita”. Indagini e consulti: “Abbiamo subito capito che non c’era alternativa al doppio trapianto”.

FONTE: Roma.repubblica.it

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