La storia di Giordano colpito da un’infezione cardiaca e salvato da un trapianto a Torino Il racconto della madre

Giordano è sempre stato un bimbo energico.

Si divertiva a fare il boscaiolo, spaccando piccoli tronchi di legno fino a un paio di giorni prima di finire all’ospedale Meyer di Firenze con la diagnosi di una cardiomiopatia dilatativa.

Sette mesi dopo, passati tra terapia intensiva, dipendenza da una macchina che sostituiva il piccolo cuore malato e un trapianto eseguito magistralmente dai chirurghi del Regina Margherita di Torino, il bimbo è (quasi) tornato alla vita di sempre.

Alla vita che aveva fatto fino a quel drammatico 26 luglio dell’anno scorso, quando per questo ometto di appena cinque anni, per mamma Annalisa Margarino e papà Arrigo Anzani – lei insegnante al comprensivo Marassi, lui all’istituto Firpo – e per il fratello maggiore Gioele (deve compiere otto anni), il tempo si è fermato.

In attesa di un cuore compatibile e di uscire da quegli ospedali – Arezzo, Firenze, Massa e Torino – che questa famiglia genovese d’adozione non smetterà mai di ringraziare. «In Italia il servizio sanitario cura tutti, in un altro Paese mio figlio sarebbe morto», si commuove Annalisa. Mamma, papà e figli resteranno a Torino altri due mesi: se i controlli andranno bene potranno tornare in Liguria. C’è il lieto fine, ma la strada che hanno dovuto affrontare Giordano e i suoi non è stata semplice. «Abbiamo temuto di perdere nostro figlio più di una volta.

Eravamo in vacanza in Toscana, spensierati e dopo un anno di lavoro ci stavamo prendendo un po’ di tempo per noi. Il bimbo stava bene. All’improvviso, però, ha cominciato ad avere dei disturbi allo stomaco e a vomitare. Finché non ha smesso di mangiare».

Come ogni genitore avrebbe fatto, la donna ha chiamato la pediatra «e lei mi ha tranquillizzata perché con una visita a distanza non poteva fare altrimenti».

Mamma e papà credevano fosse un virus, invece con il passare delle ore la situazione peggiorava. «Lo abbiamo portato all’ospedale di Arezzo per capire cosa potesse avere», ricorda Annalisa. Ad Arezzo non arriva la diagnosi, perché è un ospedale di primo livello. «Ma il primario, che era a casa, è tornato in reparto e ha seguito personalmente gli accertamenti perché dagli esami erano venuti fuori dei valori allarmanti – continua la docente -. Siccome non erano attrezzati per quello che temevano, ci hanno portati in ambulanza all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze».

A bordo salgono Annalisa e Giordano, papà Arrigo e Gioele li raggiungono in auto. «I medici fiorentini hanno fatto altri esami e poi ci hanno freddati con la loro diagnosi: cardiomiopatia dilatativa.

Una patologia scatenata da un’infezione». A quel punto li hanno mandati a Massa, dove c’è l’Ospedale del cuore. «Mio figlio era sedato e aveva un colorito che mi ha fatto temere potesse morire da un momento all’altro. E in effetti era così».

A Massa arriva la seconda mazzata: «Giordano, ci hanno detto, poteva avere bisogno di un trapianto perché il suo cuore non funzionava. In Toscana non fanno interventi simili e quindi siamo andati in elicottero a Torino, al Regina Margherita. Lì hanno attaccato nostro figlio a una macchina per far ripartire il battito».

Si chiama Ecmo (Ossigenazione extracorporea a membrana), ma da sola non basta e così è arrivato pure un cuore meccanico (Berlin heart), «che in questi mesi il mio bimbo ha portato in giro con un carrellino come se fosse la cosa più naturale del mondo».

Mentre Giordano sposta il carrellino, gioca con il cane della pet-therapy e gli amichetti pazienti nel suo stesso reparto, la famiglia aspetta la telefonata che annuncia il cuore compatibile. «Sono stati mesi difficili – rivela la professoressa del comprensivo di Marassi -, ma allo stesso tempo belli. Perché con mio marito abbiamo deciso di condividere questo momento con familiari e amici e lentamente si sono fatte avanti anche persone che non conoscevamo».

In molti hanno raccolto dei soldi per aiutarli. «Oltre a essere una docente, scrivo libri. Ma in questo periodo ero in apnea.

Così per non pensare realizzavo collane e bracciali che poi vendevo», aggiunge. Alcuni autori hanno stampato un volume dal titolo “Favole, fiabe e altri incantesimi”, in vendita su Amazon: «I proventi ce li devolveranno, così come i diritti del mio libro uscito prima che questa storia ci investisse (“Caterina e gli altri”) andranno in piccola parte a Giordano ma soprattutto all’associazione Amici dei bambini cardiopatici che sostiene i piccoli ricoverati e le loro famiglie nel reparto di cardiochirurgia del Regina Margherita», dice Annalisa.

È l’associazione che ha messo a disposizione l’alloggio dove i due genitori staranno insieme ai figli per questi due mesi. La solidarietà vince sul dolore.

Ne è convinta la prof scrittri dice: «I soldi ci servono perché le cure costano, ma bisogna provarlo per capire quanta gioia ti dà un’infermiera che ti chiede come sta tuo figlio. Oppure un medico che sorride». La voce di Annalisa si rompe per l’emozione quando si sofferma su una giornata in particolare: «L’8 febbraio ho abbracciato la dottoressa che mi ha detto che era arrivato il cuore per Giordano. Il giorno dopo lo hanno operato ed è andato tutto bene.

Non riusciremo mai a ringraziare abbastanza i reparti di terapia intensiva e cardiochirurgia del Regina Margherita, così come non riusciremo a ringraziare i genitori che hanno donato il cuore del loro piccino che non ce l’ha fatta. Noi abbiamo donato le valvole del cuore di Giordano, le uniche che potevano essere trapiantate. Avevamo un forte desiderio di donare». E adesso quale sarà il futuro di Annalisa, Arrigo, Gioele e Giordano? «Vogliamo tornare a Genova.

Prima, però, aspettiamo che arrivi il cuore anche per un altro bimbo che abbiamo conosciuto al Regina Margherita e che migliorino le condizioni di una bambina che è stata trapiantata dopo mio figlio. Con queste famiglie abbiamo condiviso un percorso che non dimenticheremo mai e che ci ha cambiati.

Io e mio marito in questi mesi ci siamo visti poco perché lui doveva continuare a lavorare. Quando gli ho dato la notizia che l’operazione era riuscita e dal telefono ho sentito l’applauso dei suoi studenti, mi sono emozionata». È il momento del sorriso per questi genitori: «L’altro giorno mio marito mi ha detto che sono più bella e anche lui lo è.

Voglio godermi un po’ Gioele, perché con lui ho potuto fare la mamma solo nei fine settimana. Anche se lui mi ha detto che vuole stare con suo fratello, me lo spupazzerò come avrei voluto fare quando eravamo lontani». L’amore materno chiude questa storia dal sapore di favola.

La favola del cuore di Giordano

Di DANILO D’ANNA 

FONTE: salute.chiesacattolica.it