Coinvolte due coppie di donatori e riceventi incompatibili. Gli interventi all’ospedale San Bortolo e il Centro Hospitalar e Universitàrio di Porto.

Per la prima volta Italia e Portogallo hanno effettuato insieme uno scambio di reni da donatori viventi per realizzare due trapianti. A partecipare alla doppia donazione incrociata, il 20 luglio scorso, sono stati lOspedale San Bortolo di Vicenza e il Centro Hospitalar e Universitàrio di Porto. Si è trattato del quinto scambio internazionale realizzato dal Centro nazionale trapianti, ma il primo nel quale è stato coinvolto l’Instituto Português do Sangue e da Transplantação: nei quattro casi precedenti (l’ultimo risalente al giugno scorso) l’incrocio di donazioni era stato sempre realizzato con ospedali spagnoli.

La donazione incrociata

La donazione incrociata ha permesso il trapianto di una donna di 45 anni, effettuato presso il Centro trapianti di rene del San Bortolo diretto dalla dottoressa Fiorella Gastaldon. La paziente aveva la disponibilità di un donatore familiare, un uomo di 53 anni, con il quale purtroppo non c’era compatibilità dal punto di vista immunologico. La coppia vicentina è stata iscritta al KEP-SAT (Kidney Exchange Program – South Transplant Alliance), il programma di trapianti cross-over internazionali che unisce Italia, Spagna e Portogallo, e l’algoritmo di matching ha individuato a Porto una coppia con la quale c’era compatibilità reciproca.

Grazie a un complesso lavoro di pianificazione degli interventi e della logistica, curato dal Centro nazionale trapianti, dal Centro regionale trapianti del Veneto e dalle istituzioni portoghesi, il rene del donatore italiano è stato prelevato a Vicenza e trapiantato a Porto in un uomo di 41 anni mentre alla paziente italiana è stato trapiantato il rene donato da una donna di 36 anni. Il prelievo degli organi è stato effettuato nei due centri simultaneamente, nella mattinata del 20 luglio.

 
 
 

Il rene portoghese è arrivato alle 14.10 all’aeroporto di Treviso a bordo di un volo dell’Aeronautica militare lusitana: i militari hanno consegnato l’organo al coordinatore regionale trapianti del Veneto, il dottor Giuseppe Feltrin, ricevendo in cambio il rene italiano. Il 118 di Vicenza ha immediatamente trasportato l’organo al San Bortolo dove è subito iniziato il trapianto. Entrambi gli interventi sono riusciti e tutti i riceventi e i donatori sono tornati a casa in ottime condizioni.

Il San Bortolo un’eccellenza

«Questo trapianto cross-over internazionale conferma l’eccellenza del Centro Trapianti di Vicenza non solo sul piano clinico, ma anche organizzativo – sottolinea la dott.ssa Maria Giuseppina Bonavina, direttore generale dell’Ulss 8 Berica – e la stretta collaborazione esistente con i Centri Trapianti regionale e nazionale e con la rete dei centri specializzati internazionali. Sappiamo bene quanto sia delicata la questione della compatibilità per i pazienti in attesa di un organo e riteniamo che per il trapianto di rene il modello dei trapianti cross-over rappresenti una soluzione destinata a trovare crescente applicazione: sicuramente implica un grande dispendio di risorse e una perfetta organizzazione, ma incrementa in modo significativo le possibilità di trovare una compatibilità. Inoltre anche dal punto di vista strettamente etico è una pratica di grande valore».

Trapianti e difficoltà

Un concetto, questo, sottolineato anche dalla dott.ssa Fiorella Gastaldon, dirigente medico della Nefrologia del San Bortolo, e dal dott. Oscar Banzato, che ha guidato l’equipe chirurgica: «In Italia ogni anno il numero di pazienti dializzati in attesa di trapianto è sempre oltre il doppio dei pazienti che vengono trapiantati. La disponibilità di organi è perciò molto inferiore rispetto alla necessità. Sappiamo però che il trapianto costituisce ad oggi la migliore terapia per il paziente affetto da insufficienza renale cronica allo stadio terminale (IRC) sia in termini di sopravvivenza che di qualità di vita. Negli ultimi anni quindi l’attività trapiantologica si sta spostando sempre più verso la disponibilità di donatori viventiche normalmente donano a consanguinei o a persone legate affettivamente. Tale attività ricopre più di un terzo di tutti i trapianti eseguiti nel nostro Centro ed è importante sottolineare che tali procedure sono possibili solo attraverso una fattiva e motivata disponibilità dei vari attori coinvolti: il nostro Centro Trapianti, il Coordinamento Regionale dei Trapianti e il Centri Trapianti Nazionali dei rispettivi Paesi».

Scambi “cross-over”

«Con l’intervento di Vicenza sono già 82 i trapianti di rene effettuati in Italia negli ultimi anni grazie agli scambi ‘cross-over’ tra coppie incompatibili, sia grazie a scambi nazionali che internazionali», spiega il direttore del Centro nazionale trapianti, Massimo Cardillo. «Nei primi sette mesi del 2023 abbiamo già eguagliato il numero di trapianti del 2022, ben 9, e le catene hanno coinvolto 7 ospedali: Pisa, Novara, Parma, Roma Gemelli, Roma Tor Vergata e Padova, oltre a Vicenza. Sono numeri che dimostrano il successo di un programma che consente di dare una speranza a pazienti di difficilissima trapiantabilità, grazie a un importante lavoro di coordinamento e di integrazione tra diversi centri che consente di raggiungere risultati comuni a beneficio di chi è ancora in lista d’attesa».